Concerti, a che punto siamo? Intervista a Giorgio Riccitelli
Dopo un lunghissimo periodo di stop l’industria della musica dal vivo si appresta a ripartire, si spera in modo definitivo. Malgrado le mille difficoltà il calendario estivo si sta, giorno dopo giorno, riempiendo sempre più di eventi, facendo intravedere uno spiraglio, una luce in fondo al tunnel. Ma qual è la reale situazione del mondo dei live? Per rispondere a questa domanda abbiamo intercettato Giorgio Riccitelli, Managing Director, Head Promoter di RADAR concerti (da poco diventata anche una label discografica) e Head of Music della piattaforma DICE, il quale ci ha fornito una panoramica dettagliata sull’equilibrio precario in cui si trova in questo momento tutto il settore.
Giorgio, è passato più di un anno dal famoso decreto datato 17 maggio 2020 che consentiva la ripresa degli spettacoli dal vivo. Cosa è cambiato da quella data?
Onestamente nulla, da un certo momento in avanti ho perso ogni interesse nel seguire i vari decreti. Era ed è ancora palese che il mondo della politica vive in una bolla tutta sua, totalmente staccata dalla vita reale. Dopo oltre un anno e mezzo di chiusura forzata e perdite milionarie è giunto il momento di ripartire, al di là dei decreti, o dei ristori insufficienti. L’uomo è un animale sociale e non può per sua stessa natura rimanere in casa per sempre senza socializzare, conoscere nuove persone e aggregarsi in eventi culturali.
Le manifestazioni, pensiamo per esempio a “Bauli in piazza”, hanno sortito qualche tipo di effetto? Avete ricevuto delle risposte?
Certamente hanno attirato sul nostro settore una buona attenzione mediatica, che ha fatto sì che si intavolassero dialoghi più o meno costruttivi con le istituzioni. Un’attenzione che però è durata molto poco. In Italia è necessaria una vera e propria riforma del nostro settore, che elevi la musica dal vivo sullo stesso piano di teatro, cinema, musei. Spero davvero che da questa tragedia si riparta in questa direzione.
Ad oggi, qual è lo scenario che si prospetta per quest’estate?
Lo scenario, se dovesse basarsi sulle informazioni incerte che tutt’oggi ci arrivano, sarebbe ancora devastante. Dopo un anno e mezzo non si può pensare di aspettare aggiornamenti ogni quindici giorni per poter organizzare uno spettacolo, rischiando soldi o auspicando di vendere biglietti in poco tempo o con capienze così limitate. L’unica via è programmare a prescindere con estremo ottimismo da luglio a settembre per sfruttare al massimo la stagione outdoor, nonostante le economie viste le suddette capienze limitate saranno minime, ma è fondamentale riuscire a mantenere un approccio positivo e costruttivo, nonostante tutto.
RADAR si è sempre contraddistinta per il suo roster, composto anche da artisti internazionali in rampa di lancio. Una domanda da non esperto: è possibile, in un periodo così complicato, investire in un concerto “di nicchia”, oppure conviene puntare soltanto in eventi dove si prevede una risposta del pubblico più ampia?
RADAR come hai detto tu, punta moltissimo sullo scouting di nuovi talenti sia italiani che internazionali e trovo che una delle chiavi per provare a ripartire sia proprio quello di insistere nell’investire sui nuovi artisti, visto che appunto i grandi eventi saranno quelli che partiranno più tardi.
Massimo spazio alla creatività e alla fantasia nel creare boutique festival ed eventi speciali cercando di far coincidere l’estro artistico alla sostenibilità, cosa assai difficile ma possibile. Sicuramente chi ha sempre avuto questo tipo di approccio realistico in questi mesi sarà avvantaggiato nella ripartenza rispetto a chi è abituato a lavorare solo con i grandi numeri.
Il calendario per il 2022 è già ricchissimo, soprattutto per i tour previsti negli anni precedenti e riprogrammati. Può diventare un problema in futuro il sovraffollamento di eventi? Cerco di spiegarmi meglio: potremmo, di botto, ritrovarci da niente a cinque concerti importanti a settimana?
È esattamente così. Nel 2022 potenzialmente avremo il doppio degli eventi che normalmente abbiamo in Italia. Si fa fatica a trovare una venue disponibile fino ad inizio 2023, ma va bene così, vorrà dire che se tutto va bene ci ubriacheremo di concerti per molto tempo.
Solo pochi giorni fa RADAR è diventata anche una Label. Sarebbe mai nata senza la pandemia?
È un’idea che avevo in testa già da molto tempo, ma sicuramente dopo la pandemia ha avuto una forte accelerazione. Trovo che sia fondamentale riuscire a seguire l’artista italiano dall’inizio alla fine specialmente in un momento delicato come questo.
Tornare a parlare di etica e sostenibilità, insieme alla linea artistica e al posizionamento è il nostro manifesto. Seguire un artista in maniera moderna, con un forte respiro internazionale, ma mantenendo al tempo stesso una sfera umana quasi artigianale e non come una catena di montaggio come capita il più delle volte. Abbiamo tantissimi nuovi talenti davvero molto bravi, è arrivato il momento di valorizzarli e possibilmente farli conoscere anche fuori dall’Italia.
Photo credit Anna Catalano