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RecensioniRetrospettive

Franco Battiato: La voce del padrone, 40 Anni fa (1981)

40 Anni fa (1981)

Data di uscita: 21 settembre 1981

Etichetta: EMI

Il 2021 indubbiamente sarà ricordato per la scomparsa dell’immenso Franco Battiato, tra i più influenti autori della musica italiana di cui nelle ultime settimane si è detto di tutto e anche di più. Ma non siamo qui per comporre un epitaffio dell’autore siciliano, bensì per celebrare i 40 anni di “La voce del padrone”, autentica pietra miliare del pop italiano. L’importanza dell’album, oltre che per il suo valore artistico e culturale, è anche per un semplice fattore numerico: è stato infatti il primo disco italiano a superare il milione di copie vendute ed ha sancito la definitiva consacrazione di Battiato nell’Olimpo dei cantautori nostrani. Nonostante fosse infatti sulla scena da più di 15 anni, questo disco ha segnato la sua svolta commerciale, aiutato dalla maggiore fruibilità a livello musicale e di testi leggermente più accessibili rispetto al passato, senza però abbandonare il suo stile articolato e a tratti complesso.

Non c’è un brano che oggi sia ancora sconosciuto. La scaletta è composta da appena 7 pezzi, tutti qualitativamente elevatissimi. La breve durata del disco è un bene, perché la bellezza è più concentrata (come si suol dire, nella botte piccola c’è il vino buono…). Alzi la mano chi non ha mai sentito e cantato almeno una volta “Cuccuruccucù” e “Centro di gravità permanente”. La prima è ricchissima di citazioni che toccano diversi ambiti, dall’Iliade a Nicola di Bari, da Mina a Milva (anch’essa scomparsa recentemente), dai Beatles ai Rolling Stones finendo con Bob Dylan (“Lady Madonna, “Ruby Tuesday”, “Like a rolling stone”). La seconda ha un testo che all’apparenza sembra non avere alcun senso pratico, mentre ascoltandolo e leggendolo fino in fondo si può cogliere la sua frequentazione con il filosofo Gurdjieff, al quale si deve in parte anche il titolo del disco. L’apertura, affidata a “Summer on a solitary beach”, ci introduce da subito alle ritmiche ballabili che caratterizzeranno tutta la mezz’ora del disco. La successiva e celeberrima “Bandiera bianca” vuole essere una denuncia, nemmeno troppo velata, ad aspetti negativi della società quali la politica (“…quei programmi demenziali con tribune elettorali…“) e il terrorismo (“…in quest’epoca di pazzi ci mancavano gli idioti dell’orrore…”), tematiche ancora tristemente attuali anche dopo 4 decenni.

La chiusura è perfetta ed è affidata a “Sentimiento nuevo”, l’unica vera canzone d’amore tra le 7 presenti, in cui viene esaltato l’amore puramente fisico e sensuale (“…la passione nella gola, l’eros che si fa parola…“, “…I desideri mitici di prostitute libiche…“), per un pezzo piuttosto rivoluzionario, come d’altronde lo è stata tutta la carriera di Battiato.

Non c’è un brano che venga voglia di skippare, non ci sono momenti di cedimento e la qualità dal primo all’ultimo secondo resta tutta allo stesso livello. Uscito inizialmente solo in vinile, ha conosciuto le prime distribuzioni in CD solo nel 1988 ed è considerato, a ragione, il disco dei record: disco d’oro (più di 25.000 copie vendute), disco di platino (più di 1 milione di copie vendute), 18 settimane in testa nella classifica delle vendite (anche se non consecutive). Dopo “La voce del padrone” la sua carriera non sarà più la stessa. Le sperimentazioni sonore e liriche continueranno a far parte ancora a lungo della discografia, ma tutto è iniziato da qui: pop, new wave, post-punk, elettronica. Uno shake di generi che ancora oggi, dopo 40 anni, fa capire quanto l’artista siciliano stesse già avanti anni luce rispetto a molti suoi contemporanei.

Ci mancherai.

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