Giovanni Amighetti, il feeling umano crea alchimia
In occasione dell’edizione 2020 dell’Ahymé Festival, il Festival Interculturale dell’Integrazione per la prima volta a porte chiuse, è disponibile sul canale YouTube di Esagono Dischi il docufilm “Incontri sul palco” di Luca Fabbri a cui hanno partecipato musicisti di ogni genere con la propria arte, interviste e interventi. Abbiamo colto l’occasione per fare due chiacchiere con Giovanni Amighetti, che ha collaborato alla realizzazione del festival e ha partecipato con un brano improvvisato di musica classica contemporanea assieme ad Angela Benelli e Moreno “il biondo” Conficconi.
Certamente l’Ahymé Festival è riuscito a far incontrare sul palco diversi musicisti dopo tanto tempo, nonostante le difficoltà che il Covid ci ha costretti ad affrontare. Come vedi la situazione dei live e dei festival di questa estate? Ritieni che si potrà tornare, per così dire, alla normalità con il pubblico in presenza?
Noi anche questa estate abbiamo dovuto tagliare i tour internazionali. Restano fattibili concerti un po’ più piccoli per lo più acustici e per capienze ridotte. Quindi artisticamente e umanamente resteremo in piedi, economicamente andiamo più che altro al pareggio il che non sarà sostenibile sul lungo periodo. Ma per un’estate ancora si può fare.
Per il brano Andantino con brio hai collaborato assieme ad Angela Benelli e Moreno “il biondo” Conficconi: come hai vissuto quest’esperienza? Dal video si percepisce una certa intesa tra di voi nonostante il brano sia stato totalmente improvvisato.
Una cosa che ho imparato lavorando con musicisti in giro per il mondo è che è il feeling umano a determinare l’alchimia e quindi l’interplay. Se questo contatto tra le persone esiste non ci sono problemi nella realizzazione anche immediata di musica assieme pur provenendo da lingue e culture differenti. Se invece questa non esiste diviene un ostacolo praticamente insormontabile nell’ottenere buoni risultati. Evidentemente sia con Angela che con Moreno c’è una buona intesa personale.
Se potessi ripetere la stessa esperienza con altri due artisti, con chi ti piacerebbe collaborare e perché?
In queste creazioni musicali istantanea mi piace lavorare con musicisti con i quali non ho apparentemente nulla in comune. Ho da poco realizzato alcuni brani con Fiorenzo Tassinari, Luca Nobis e Petit Solo Djabate che funzionano, per cui vedo bene questa formazione anche live e con gli interventi di Valerio Bruno e Jeff Coffin della Dave Matthews Band. In autunno avrò anche un lavoro in duo con il pianista Omer Klein. Nel 2022 mi piacerebbe tornare a lavorare con Wu Fei, situazione Covid permettendo e con l’ottimo Gabin Dabiré.
Pensi che i brani nati da una collaborazione una tantum come questa, creati dall’ispirazione del momento, debbano rimanere tali, siano una base su cui lavorare per creare qualcosa di totalmente nuovo e più studiato o siano semplicemente una “scuola” per migliorarsi e scoprire nuovi modi prima inesplorati per esprimersi al meglio con la propria musica?
Il discorso della “scuola” è sicuramente vero e questo tipo di collaborazioni in passato con ad esempio Helge Norbakken, Guo Yue, Ayub Ogada o David Rhodes mi hanno sicuramente portato ad un arricchimento e miglioramento complessivo nella sensibilità musicale e nei risultati.
La mia idea è comunque che queste realizzazioni restino tali, sono loro il “prodotto” che portiamo sul palco e quindi variando momento e luogo variano anche le composizioni. Sono tendenzialmente contrario a riprodurre quanto già scritto o suonato. In situazioni diverse creiamo musica diversa, l’idea era venuta anni fa dalla considerazione che la musica classica contemporanea risultasse più viva eliminando le partiture.
In questo festival hai avuto un ruolo fondamentale, hai collaborato all’ideazione e alla direzione assieme a Bessou GnalyWoh: che cosa ti ha lasciato quest’esperienza? Di certo lavorare a un progetto simile durante una pandemia e, di conseguenza, particolari attenzioni e restrizioni, deve aver richiesto cure differenti rispetto ad altre manifestazioni del genere che si sono susseguite nel corso degli anni precedenti.
L’Ahymé festival che era nato come una presentazione di musica africana e diverse interazioni tra musicisti africani ed italiani si è espanso grazie alla concezione di Bessou ad un momento di scambi internazionali, il che lo sta rendendo molto interessante. Sicuramente aldilà dei concerti di fatto tristemente annullati nel 2020 causa pandemia l’essere riusciti a realizzare pur con tutte le difficoltà del caso questo “Incontri sul Palco” é stata una bella soddisfazione, data soprattutto dall’entusiasmo dei musicisti di poter creare interagendo tra loro anche in un periodo così difficile.
Avete in mente di far uscire un disco con le registrazioni dei brani che sono stati eseguiti durante il festival?
Un disco ad hoc no, ma i brani miei in collaborazione andranno come extra nel “play@esagono” che uscirà in autunno con appunto Jeff Coffin, Luca Nobis e Petit Solo Djabate tra gli altri. I brani di Daniele Durante saranno inclusi in una compilation di sue composizioni con arrangiamenti nuovi, mentre Franco Mussida uscirà entro l’anno con le versioni definitive dei brani che ha suonato per Ahymé.