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ConcertiMagazine

Storm and Drugs, i due volti di Dardust

Pianoforte e musica elettronica se ben amalgamati possono generare una miscela esplosiva. Dardust, nome d’arte di Dario Faini, il 22 luglio al Carroponte ha dimostrato che questo lo sa fare e anche molto bene. Sa come mettere benzina sul fuoco, d’altronde di gavetta ne ha fatta tanta e ad oggi il suo successo è più che meritato. Pianista, produttore, compositore discografico, lui è un artista poliedrico e ogni occasione è buona per dimostrare quanto sia un professionista in ciò che fa. Storm and Drugs Live è uno spettacolo a due facce, la prima intima, poetica e teatrale, la seconda violentemente elettronica. Uso appositamente il termine “violenza”, con accezione positiva ovviamente, perché è questo che mi ha trasmesso nella seconda parte del concerto dove, tra l’altro (perdonate la ripetizione) era una violenza restare fermi sul proprio posto.
Il palco principale di Carroponte è il luogo perfetto per consacrare questo incontro, atteso da un anno. Sul calar della sera, l’atmosfera si fa ancora più magica. Possiamo definirlo uno spettacolo a tutti gli effetti, un continuo gioco di luci, visual e suoni tirati fuori dal futuro. Un’esplosione di colori che nemmeno un concerto dei Coldplay potrebbe minimamente avvicinarsi a tanto.
Dardust prima ti accarezza, ti coccola, ti porta a vedere le stelle, semplicemente con due mani e un pianoforte, poi improvvisamente ti travolge e ti ritrovi immerso in un turbine di emozioni, e ti senti in estasi. Niente di semplice, tutto è complesso e ricercato, e tremendamente affascinante e ipnotico. Ci troviamo davanti a un vero e proprio show, studiato già da tempo nei minimi dettagli. Avrebbe dovuto tenersi ad aprile 2020, poi spostato per ovvi motivi all’anno dopo. Il concerto va avanti per poco più di un’ora tra gli applausi di un pubblico soddisfatto da ciò che ascolta e vede, e Dario è bravo a renderlo partecipe, più volte cerca il suo feedback, e lo trova.

Sul finale “Sublime”. L’esempio perfetto dell’unione tra il mondo pianistico minimalista a quello sempre più attuale dell’immaginario elettronico. Un pezzo da colonna sonora. Il concerto sta per concludersi e improvvisamente si trasforma in un mega festone. Piovono coriandoli sul pubblico mentre si balla gli ultimi pezzi. Dardust e la sua band saluta con un inchino e ringrazia gli spettatori.

Da parte mia non posso che fare applauso sincero a un artista immenso, umile, qualità che molti artisti hanno perso o che non hanno mai avuto. Lo seguo da tanto, l’ho visto tantissime volte e non mi stancherò mai di vederlo. Un suo concerto è un’esperienza, un viaggio onirico in un luogo insconcio del nostro essere a cui non sappiamo dare un nome, e non ci importa nemmeno farlo.

La data di ieri è stata registrata.

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