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Voto Disco7.5
7.5Overall Score

Data di uscita: 10 settembre 2021
Etichetta: Madre Madre/ADA Music

1 maggio 2011, Piazza San Giovanni, Roma: Concertone del Primo Maggio: fu un’edizione molto particolare ed entusiasmante, non solo perché incentrata sui 150 anni dell’Unità d’Italia ma anche per un cast di primissimo piano, caratterizzato dalla magica reunion di Lucio Dalla e Francesco De Gregori oltre che dal set monstre di Caparezza, accompagnato per l’occasione da Tony Hadley e Alborosie, e con dei Subsonica in stato di grazia.

All’epoca la canonica competizione dedicata ai giovani talenti (per intenderci il Primo Maggio Next) si chiamava “Primo maggio tutto l’anno“. e Quell’anno lì, a fare capolino nel primo pomeriggio davanti la Chiesa di San Giovanni in Laterano, ci fu proprio lei: Erica Mou, con due ottimi brani, “Giungla” e “Harem“, minimali e, allo stesso tempo, conturbanti, complice un’ottima padronanza con la loop station.

Un’attenzione folgorante quella catturata dalla cantautrice pugliese, tanto da partecipare soltanto l’anno successivo al Festival di Sanremo (sezione Giovani) pubblicando poi, tra apparizioni cinematografiche e produzioni letterarie, tre album di inediti, a cui si aggiunge “Nature, arrivato a dieci anni dal grande esordio sulle scene, pubblicato venerdì 10 agosto per MadreMadre/ADA Music.

Un disco che, chiaramente, segna inequivocabilmente una maturità consolidata, arrivata in realtà molto prima del previsto, come sottolinea la protagonista stessa nell’inaugurale “Fuori dal letargo” (“Sono stata grande troppo presto“), episodio a tinte folk che si lascia poi andare a due passaggi di fortissima impronta mouniniana, “Lo zaino sul treno“, radiofonico e orecchiabile, e “Cinema“, una riflessione sul futuro di una dolcezza così dirompente da passare, senza dubbio, come la più bella del lotto.

A un inizio così positivo fanno però da contraltare tre tracce in linga inglese leggermente meno potenti ma comunque scorrevoli. Da segnalare inoltre il bel duetto con inflessioni iberiche con Zibba in “Erodere“, e l’intimissima “Sul ponte“. Interessante inoltre “Neinde“, canzone in dialetto pugliese che però riesce ad adattarsi perfettamente al contesto senza risultare eccessivamente stucchevole e forzata.

Ecco, il contesto; è proprio questo il punto vincente di “Nature, dove tutto sembra collocato nel posto giusto, in modo coerente con la cifra stilistica dell’artista, bravissima a sprizzare un senso di unicità oggi, purtroppo, abbondantemente latitante. Bene.

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