Uno spettacolo per ricordare il suo grande amico Remo Remotti, poeta e umorista. “L’ULTIMO VECCHIO SULLA TERRA (dal vivo!)”, è un’idea di Davide Toffolo tratto dall’omonimo libro a fumetti uscito per Rizzoli Lizard e dedicato alla figura dello scrittore romano. Fa tappa a Milano al Teatro Leonardo il 18 novembre.
Il frontman dei Tre Allegri Ragazzi Morti ha deciso di rendergli omaggio raccontando alcune delle storie vissute, scritte e da lui sognate, facendo quello che più gli è riesce meglio: trasformarle in illustrazioni.
Chi è Remo Remotti? Davide ce lo presenta come un personaggio appassionato di cultura, di poesia, di arte (e non solo). Nel corso della serata percorriamo dunque un viaggio nell’immaginario del Novecento, facendo una full immersion fra psicanalisi, storia dell’arte e sfrenato amore per la libertà. L’artista interagisce per tutta la durata dello spettacolo con il pubblico. Ma non è del tutto solo. Porta anche un pezzo della sua vita sul palcoscenico. Una parentesi familiare con una foto di lui da bambino insieme al fratello.
Possiamo dire di aver vissuto un’esperienza unica nel vero senso della parola e ci dispiace molto per chi se lo sia perso. Credo che non sia da tutti riuscire a tenere alto il livello di attenzione per quasi due ore di spettacolo. Spettacolo basato principalmente sull’ironia, dove le canzoni si alternano agli irresistibili pezzi comici dell’artista romano. Toffolo infatti non fa mancare nulla al suo pubblico: risate, cultura generale, scambio di espressioni idiomatiche (chiamiamole così, chi ha visto il live sicuramente capirà), la musica dei Tre Allegri Ragazzi morti e dell’incredibile Mr. Island. E ancora, i fumetti. Sullo schermo vengono proiettati alcuni dei fumetti che hanno accompagnato la sua crescita, sia personale sia artistica.
Cosa accomuna il musicista con il maestro Remotti? Sicuramente la creatività. Toffolo è riuscito a tirar su e a portare in giro per l’Italia spettacolo all’insegna della leggerezza, dell’immaginazione ma che allo stesso tempo aiuta a riflettere. Perché, come direbbe Remo Remotti, noi non riusciamo più a vedere.