…Di quella volta in cui andai al comizio di Cosmo all’Alcatraz
Questo non vuole essere il report live del concerto di Cosmo all’Alcatraz
La deriva clubbing di Cosmo.
Ve la ricordate? Quella roba che giornali e riviste di tutto il globo terracqueo scrivevano all’uscita di quel caterpillar dal nome – parecchio azzeccato, direi – “Cosmotronic”. Oh, santa pace. Pagine e pagine interamente dedicate al fatto che Marco Jacopo Bianchi (questo il suo nome vero) avesse intrapreso la strada senza ritorno della musica elettronica pesantissima. Insomma, quella che strizza l’occhio alla techno, quella che non sfigurerebbe se fosse sparata a tutto volume all’interno di posti come il Berghain o il Watergate.
Ma anche se non vi siete mai calati nei bassifondi della scena berlinese, una cosa da dire resta: ciò che i tedeschi sono abituati ad ascoltare (insomma, quelle interminabili session techno-trance nelle quali passi ore e ore a muoverti sul posto ed annuire a ripetizione in un tripudio di bassi pulsanti a 140 bpm) in Italia non esiste.
O meglio, non esisteva.
Non esisteva a livello mainstream.
Non esisteva a livello mainstream prima di Cosmo.
Perché l’artista-dj-cantante di Ivrea ha fatto una cosa tutto sommato meritevole di attenzione: ha preso la canzone pop e l’ha calata dentro la musica da club, partorendo uno strano ibrido italo-tedesco in cui canti e balli, balli e canti, comunque ti muovi. Non so davvero spiegare quanta originalità ci sia in tutto ciò. Forse nemmeno c’è. Come in tutte le cose, l’efficacia non sta tanto nell’idea, quanto nella messa in pratica. Cosmo in Italia ha colmato un vuoto, creando uno strano mix di synth-pop-techno-trance che stranamente sta in piedi e ha un senso.
Ecco quindi che i tre minuti e mezzo di canzone pop all’italiana diventano sette, e di questi sette le parti cantate sono circoscritte in pochi e ristrettissimi spazi. Non che i testi, anche quando presenti, siano particolarmente cervellotici. “Mango”, pezzo contenuto all’interno dell’ultimo album “La terza estate dell’amore”, a un certo punto fa Badabango, un gelato al mango / Poi magari cambio, e mi mangio te, na na na na, eh (?).
Ok, Cosmo. Ci vuoi fare ballare e “Mango” è l’essenza di questo tuo intento. Ma allora perché siamo qui a parlarne?
Perché martedì 23 novembre Cosmo ha suonato all’Alcatraz di Milano. Il Blitz tour – questo il nome dell’evento – è stato organizzato senza troppo preavviso, nemmeno due settimane prima, una notizia flash sui social, un fulmine a ciel sereno. Uno spettacolo annunciato dopo l’annullamento delle date a Bologna (quelle sì organizzate da tempo), che hanno fatto sfumare l’ambizione dell’artista di potersi esibire davanti a un pubblico in piedi e senza distanziamento (ovviamente solo se vaccinato e green pass munito). Più o meno come una volta.
Cosmo è fresco della pubblicazione del nuovo album “La terza estate dell’amore”. All’interno del disco c’è un pezzo intitolato “La musica illegale” e già il titolo fa sorridere, poiché per un momento abbiamo pensato fosse drammaticamente vero. La musica, quella suonata sui palchi, nei locali, nei circoli Arci e nei pub, era di fatto diventata illegale. Come praticamente tutto il resto, almeno per un certo periodo.
Con la campagna vaccinale e col progressivo ritorno alla normalità, l’economia del Paese è ripartita, con un galoppante aumento del PIL che ci fa ben sperare. Eppure, come spesso accade, a faticare nella fase di ripresa è stato il settore dello spettacolo. Poche righe nei programmi dei politici, per alcuni “rei” di non occuparsi abbastanza di chi vive facendo concerti.
Un’accusa questa che, guarda caso, è venuta proprio da Cosmo. In una lettera al presidente della Regione Emilia Romagna Stefano Bonaccini, il cantante si è scagliato contro la politica nazionale additandola di ipocrisia, complici le misure che imponevano di seguire i concerti seduti e distanziati. “la maggioranza dei musicisti e dj non possono esibirsi col pubblico seduto e distanziato. Non fa proprio parte di determinati riti, determinate culture musicali”. E come dargli torto.
Anche perché, mentre Cosmo scriveva questa lettera accorata, c’era in corso la campagna elettorale per le elezioni amministrative. Piazze gremite di gente accalcata nell’attesa di sentir parlare il candidato sindaco di questa o quella città. Tocca dar ragione a Francesca Michielin, quando twittò “praticamente ora anziché annunciare un concerto devi annunciare un comizio, così te lo lasciano fare”.
Un mese dopo queste diatribe, dopo date rinviate e imprecazioni che non vogliamo sentire, Cosmo suona all’Alcatraz di Milano. Il suo concerto, anzi il suo comizio. Una serata come quella che avrebbe voluto fare un mese fa a Bologna, in assenza di distanziamento e tutti in piedi.
Chi c’era testimonierà che si è sentito qualcosa nell’aria, probabilmente già dalla fila kilometrica davanti all’entrata, probabilmente in quello strano odore fatto di carne e sudore. Un odore caldo, espressione di quel contatto umano che ci è tanto mancato.
Chi c’era testimonierà che Cosmo ha fatto uno spettacolo impressionante: praticamente 3 ore ininterrotte di musica onirica, danzereccia, cantata, ballata. Musica elettronica. Perché – ripetiamolo tutti assieme – non c’è nessuno come Cosmo in Italia, nessuno che suona quello che suona Cosmo, nessuno che sappia rimaneggiare tutti i pezzi clubbing in chiave ancora più clubbling, inondando di bpm lo stacco tra strofa e ritornello. Marco Jacopo Bianchi se l’è goduta, lo si vedeva da come saltava o guardava il pubblico, da come sorrideva. Era lì per la musica, per sentirne le vibrazioni nell’aria, concentrato ad immergercisi fino in fondo, ad incazzarsi se, invece di ballare, la gente levava in alto gli smartphone per riprenderlo. Lui, alla stregua di un leader carismatico, perfettamente nella parte di un trascinatore di folle; gli altri, il pubblico, le persone, tutti noi inermi, in balia degli eventi.
È stato davvero come essere ad un comizio. Più punk di un comizio, più urgente di un comizio e, soprattutto, molto più politico di un comizio tenuto da veri politici.
Il riscatto della musica passa anche da qui.
Sia lodata la deriva clubbing di Cosmo.
Credits Photo: facebook.com/cosmoitaly