Rancore: Xenoverso
Data di uscita: 14 aprile 2022
Etichetta: Capital Records
Approcciarsi alla musica di Rancore non è un esercizio semplice. Non lo è mai stato e adesso, in tempi liquidi, immediati e scontati, è ancora più complesso. Non deve dunque stupire quindi il fatto che Xenoverso, il terzo album in studio pubblicato il 14 aprile 2022 per Capital Records, sia un disco che richiede pazienza, tantissima pazienza, prima di essere apprezzato a fondo.
Stiamo parlando di una produzione dall’approccio old style, un concept album impreziosito all’occorrenza da skit, più o meno lunghe. Anche l’attitude rigorosa, cibernetica e profondissima del nostro è messa a servizio di diciassette tracce pregne di significato, di testi, sotto testi, rimandi, contro rimandi, citazioni. Di tutto.
Come spesso capita con i lavori di Rancore, c’è sempre la sensazione che ci sia fin troppo materiale; in questa fatica discografica ancora di più in quanto tutta gravitante in un mondo altro, ideato proprio dall’artista stesso, con tanto di luoghi, battaglie, guerre e messaggeri incaricati di consegnare delle lettere di pace per porre fine allo scontro tra l’universo e appunto, lo Xenoverso, una sorta di insieme di tutto ciò che non è ben classificabile.
Anche per questo motivo il romano dà sfogo a tutta la sua arte, a tutta la sua creatività e, soprattutto, a tutto il suo talento, estremizzando la sua poetica portandola a un livello ancora più alto, non accessibile a tutti e, per certi versi, forse accessibile veramente soltanto a lui stesso. Il risultato è disorientante e fascinoso, respingente e attrattivo. Una sensazione strana.
Non mancano gli episodi più aperti e quadrati, sintetizzati in Freccia, bella e sincopata, nella già celebre Equatore (con Margherita Vicario) oltre che nella title track, forse il passaggio più riuscito del lotto, arricchito da un inciso semplice e magnetico. Impattante poi anche il corpo centrale composto dal trittico “del futuro”, quindi da Lontano, X Agosto e da Arkano. Il resto nelle prime battute si perde, anzi si disperde, nel marasma coltissimo e aritmetico del cantautore. Ma non è un difetto.
Xenoverso infatti, contrariamente al 99% degli album italiani di questi tempi, non si consuma facilmente, non scorre via in un battibaleno, non è studiato ad hoc per la fruizione da sottofondo o per finire a tutti i costi nelle varie playlist delle piattaforme streaming; è bensì un disco in senso lato a cui non siamo più abituati che richiede uno sforzo maggiore. Uno sforzo ben ripagato una volta comprese tutte le sue innumerevoli sfumature.