Liam Gallagher: C’mon You Know
Data di uscita: 27 maggio 2022
Etichetta: Warner Music
Dopo 3 anni di silenzio, torna prepotentemente sulle scene del rock’n’roll Liam Gallagher. L’ex frontman degli Oasis ha dato alle stampe “C’mon You Know”, una delle frasi cardini da diversi anni ormai in ogni suo post social. Al contrario del fratello Noel, qui si sperimenta di meno ma si ha ugualmente un’ottima resa, sia a livello di studio che live.
L’inizio è probabilmente il momento più inatteso del disco. “More Power” si apre con un coro quasi angelico eseguito da bambini che dura un minuto, per poi sfociare in una ballad di beatlesiana memoria che non può non emozionare. “Diamond In The Dark”, pop energico e coinvolgente e “Don’t Go Halfway”, puro rock made in UK, chiudono un tris di apertura davvero ottimo. La title-track sembra quasi una “Mucky Fingers” più soft, con una coppia basso-batteria incalzante che trova la sua forza senza dubbio nell’esecuzione dal vivo. “Too Good For Giving Up” ci mostra un Liam ispiratissimo e romantico, con piano e batteria amalgamati in maniera tipicamente britpop in cui si sente la penna di Simon Aldred (meglio noto come Cherry Ghost, colui che nel 2007 compose quella perla di “People Help The People”). “Everything’s Electric”, primo singolo uscito a febbraio, è probabilmente anche il miglior episodio di tutto il lavoro. Rock’n’roll senza fronzoli, energia pura nata dalla mente di Dave Grohl (che qui figura anche alla batteria) a cui Liam ha aggiunto le parti vocali e cronologicamente è stata inserita per ultima nel disco, dato che Grohl gli inviò la demo dopo che il disco era già stato completato. Altro grande singolo è “Better Days”, con una ritmica di batteria che è un po’ “Tomorrow Never Knows” dei Beatles e un po’ “Falling Down” degli Oasis, per un episodio che denota una buonissima scrittura, soprattutto non banale.
Inutile negarlo, su 14 tracce qualche episodio trascurabile c’è ed è inevitabile. Ma quello di Liam Gallagher è un ritorno rock a tutti gli effetti. Ci sono tutti gli ingredienti che hanno scandito la sua carriera da una trentina d’anni a questa parte: grinta, emozioni e parti vocali in grande spolvero. Menzione particolare merita, dopo quasi 25 anni, il ritorno di Bonehead, che abbandonò la chitarra degli Oasis a ridosso del nuovo millennio. Dal vivo si sente eccome, e non può che far piacere a chi segue “our kid” dai primi anni ’90.
Welcome back Liam. Come on, you know.