The Pillow Line – A volte, ritorna
The Pillow Line ritorna, puntuale come l’autunno. Finalmente i festival estivi stanno lasciando il posto alle vendemmie ed alle feste dionisiache e popolari che ne conseguono. Un podcast inaspettato come solo settembre e la sua maledetta malinconia sanno esserlo. Un lasso di tempo che sembra durare una settimana, ma poi all’improvviso passa un mese. Settembre. Un periodo sospeso tra un calice di vino e la prossima canzone.
Se fossimo qua per rimpiangere il trascorrere del tempo, diremmo – con rammarico – che era primavera quando decidemmo di fare un Podcast. “Parleremo di musica e di vino”, così ci eravamo detti, convinti di essere degli innovatori, “chiamiamolo The Pillow Line”, convinti di essere simpatici.
Ci siamo messi all’opera, ed in estate abbiamo iniziato una vendemmia precoce e siamo riusciti a imbottigliare la prima puntata, acerba e prematura, ma al tempo stesso genuina. Tutto sommato un prodotto discreto, di cui ci siamo auto-compiaciuti, forse più per il fatto in sé di averlo creato, che per la qualità intrinseca del nostro nuovo giocattolino.
Del resto, ci sentiamo un po’ come un contadino che si beve il suo vino e che lo offre agli altri, ma selezionando attentamente chi se lo merita. Siamo consapevoli che la prima vendemmia, fisiologicamente, da un raccolto esiguo, le bottiglie sono poche, vanno giocate bene, non si possono aprire tutti i giorni; alcune di esse andranno lasciate in cantina ad evolvere, affinare. Siamo ancora lontani dai voti della critica enologica in centesimi, dalle guide Vitae e dal Gambero Rosso. Quasi temiamo i pareri e le opinioni degli “esperti”. Ci affidiamo tutt’al più al parere di qualche amico Sommelier, che lo ha ascoltato e ci ha detto: bravi, un prodotto fresco.
Al tempo stesso ci sentiamo come una band, fiera del suo primo EP, ma incapace di distribuirlo se non ad amici e familiari, quasi premurosa nei confronti del proprio elaborato. Ingenuamente fiduciosi che il passaparola un giorno possa fargli spiccare il volo. Pillowline, così come la musica ed il vino, è fruibile solo se il consumatore sceglie di ritagliarsi 20 minuti per un prodotto di nicchia, per cercare di apprezzare questa forma moderna di artigianato digitale. Che però, a differenza di un vino – frutto della natura e per antonomasia un bene finito – può essere ri-prodotto infinite volte su piattaforme digitali. Facile così no?
Lungo questa strada abbiamo registrato una seconda puntata, ed in autunno ne arriveranno altre ancora. Il tema è la fruizione. Ovvero come la si ascolta la musica? Come si consuma il vino? Ovviamente in maniera responsabile! Vale per entrambe, soprattutto per la musica.
Ci siamo resi conto – ancora una volta – di come Vino e Musica siano elementi indentificativi per i consumatori. Mostrare agli altri sui social a che concerto andiamo, ci identifica. Scegliere di non mostrarlo, anche. Esibire che vino stiamo bevendo, che Cantina stiamo visitando può essere un tratto distintivo.
La Musica, come il Vino, ha il potere di unire persone tra loro simili, di raggruppare consumatori e fruitori che nel loro privato compiono scelte coerenti con quegli stessi valori racchiusi in un calice o espressi in un testo, in una melodia o un beat. La musica ci permette di identificarci con la band, il vino con un territorio.
Ci siamo riscoperti essere tre nostalgici analogici, gente che ascolta la musica toccandola, inserendo CD, facendo graffiare i vinili da delicate puntine. Gente che va in enoteca a comprare il vino e che si perde in chiacchere su argomenti sconosciuti con l’enotecario annoiato. Tre appassionati che fanno un podcast quasi per il gusto di farlo. Genuino appunto.
Talmente nostalgici da guardare agli anni 00, perché sui 90’ ormai non c’è più nulla da aggiungere. Ci siamo ritrovati a viaggiare in quel limbo spazio-temporale che ha contraddistinto le nostre giovinezze. Abbiamo ripercorso lunghi viaggi in macchina per registrare questa puntata.
Siamo tornati nel 2003, quando un’ondata di calore rese l’estate torrida, sarebbe stata solo la prima di un susseguirsi di estati calde e più calde, ma all’epoca il rovente 2003 venne catalogato come “qualcosa di anomalo”, oggi ci stiamo abituando alle anomalie. In quell’anno la vendemmia venne anticipata di un mese in alcune zone di Italia, vista la precoce maturazione dell’uva. Nel mentre per tutto lo Stivale si cantava “Sono Fuori dal Tunnel del divertimento, quando esco di casa mi annoio…”, Caparezza aveva appena pubblicato Verità Supposte, ed il singolo del suo secondo album era suo malgrado diventato un tormentone estivo da discoteca.
A detta del Rapper pugliese il secondo album è sempre il “più difficile per la carriera di un’artista”. Riascoltando, ho preso come un assioma la sua frase, ed allora ho iniziato ad approcciarmi ad un artista mai sentito prima, ascoltando per intero il proprio il secondo album (grazie Spotify Premium), forse per rispetto verso il Capa, forse perché mi piace cogliere quella vena musicale ancora giovanile ed acerba. Forse perché mi va di fruire della musica con un approccio analitico.
Nel 2022 si va concludendo un’altra estate torrida, infiammata da polemiche e polemichine, con una vendemmia anticipata di un mese per portare a casa il raccolto. La campagna elettorale contende la scena al tormentone estivo “Shackerando”, e forse è meglio non domandarsi cosa sia peggio. Di certo non ce lo siamo chiesti noi nella seconda puntata, troppo tesi per il nostro secondo lavoro, troppo nostalgici per pensare al presente.
E poi? E poi chissà, magari nella terza faremo un Featuring. Vanno di moda.