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Ma Sanremo può fare veramente a meno di Amadeus?

Amadeus Sanremo 2024

Adesso è davvero ufficiale. Amadeus non sarà più il conduttore e Direttore Artistico del Festival di Sanremo. Il presentatore, che già aveva annunciato da tempo di essere arrivato temporaneamente al capolinea, ha confermato la sua scelta in occasione della prima conferenza stampa dell’edizione numero 74 del Festival della Canzone Italiana, in programma dal 6 al 10 febbraio al Teatro Ariston.

Sono troppi, secondo l’anchorman, sei Festival consecutivi. Anche per colui che ha dato nuova linfa alla kermesse, segnando record su record, portando l’attualità sul palco e convincendo anche i “veri big” a ritornare. Ci sta. Ma per gli addetti ai lavori potrebbe essere un problema molto serio, se non serissimo.

Partiamo da una un numero: 56 milioni, cifra astronomica che incasserà la RAI dagli introiti pubblicitari, con un aumento di +6 milioni rispetto ai cinquanta (già record) raccolti nell’edizione precedente. È una certificazione chiara di un meccanismo che funziona sotto ogni aspetto e che allarga ancora di più lo spettro sanremese. Tra i meriti innumerevoli di Ama c’è infatti quello di essere riuscito a creare un evento nell’evento, confezionando un hype senza precedenti facendo diventare importanti e attesi anche dei semplicissimi annunci. A questo si aggiunge anche la grande capacità da mediatore. In questi cinque anni il nostro ha cavalcato con la giusta malizia anche le polemiche, salvo poi farle scivolare al momento giusto, non perdendo quasi mai l’aplomb.

Il sodalizio con Fiorello, soprattutto nei primi due anni, è stato poi il collante magico che gli ha consentito di creare l’empatia perfetta con il pubblico, impaziente di vedere i due di nuovo sul palco ad improvvisare e gestire gli imprevisti, mostrando proprio quell’autenticità che solo la vera amicizia riesce a dare. Sembrano aspetti di poco conto, ma hanno inciso. E incideranno anche quest’anno nella quinta e ultima serata.

E poi c’è la questione meramente artistica. Ad Amadeus va dato atto di aver colto la fase di cambiamento avviata da Claudio Baglioni culminata con la sorprendente vittoria di “Soldi“. Il pezzo di Mahmood, che aveva vinto poche settimane prima il circuito dei Giovani, ha portato on stage il suono del 2019 (prodotto da Charlie Charles, ricordiamolo), in una kermesse che era reduce da “Non mi avete fatto niente” del duo Moro-Meta, classica canzone atemporale sanremese che ha trovato fortuna più per la tematica (la guerra) che per la musica in sé, seguendo un trend abbondantemente presente in tutti gli anni 2000 (ricordiamo in tal senso la vittoria di “Non è l’inferno” di Emma).

Diodato, Maneskin, Blanco e Mahmood, Marco Mengoni. “Fai rumore“, “Zitti e buoni“, “Brividi“, “Due vite“. Quattro artisti e canzoni vincitrici che ricordiamo oggi a memoria. La challenge è trovare in passato (non scomodando i successi degli altri cantanti in gara) un poker consecutivo così tanto dirompente in qualsiasi annata della storia recente. Spoiler: non lo troveremo. E questo dice tantissimo su cosa abbiamo vissuto, quando manca ancora un brano all’appello.

E adesso? Chi si prenderà la briga di raccogliere un’eredità così tanto pesante? Ci sono diversi nomi sulla piazza, ma per tutti ci sono pochi pro e tantissimi contro. La personalità che rimbalza più di tutte è quella di Alessandro Cattelan, ormai approdato da diverso tempo sulla RAI con ambizioni importanti. Il suo profilo è sulla carta quello ideale. Per background e per lavoro (visto il suo impegno quotidiano a Radio Deejay), il piemontese sarebbe perfetto per proseguire la via di Ama, di cui sembra quasi l’erede naturale; è giovane (in Italia siamo giovani fino a 50 anni, diceva il saggio), conosce benissimo il sistema musicale italiano e, da parte sua, potrebbe dare una mano significativa nel migliorare dove Ama ha faticato (ospiti stranieri in primis: un Festival oramai seguito anche a livello internazionale necessita un upgrade di livello in tal senso).

C’è però un problema: si può davvero buttare in pasto a una macchina infernale un presentatore attualmente relegato alla seconda serata solo per aver bucato “Da grande“, il suo show in prime time accolto da un riscontro basso in termini di share? Forse in questo senso si è peccato di poca lungimiranza. Per dare a Cattelan una possibilità del genere era necessario introiettarlo nella rete ammiraglia (magari anche perché no con un quiz), per consentirgli una transizione più naturale e meno brusca.

Poi c’è l’altro grande volto importante di RAI 1, Carlo Conti, che riprenderebbe le redini della sua gestione 2015-2017 (dove ha fatto sempre bene in termini di ascolti) con il rischio però di non avere lo stesso appeal del collega. Stesso discorso se pensiamo a volti femminili come Antonella Clerici (conduttrice nel 2010), mentre Alessia Marcuzzi potrebbe effettivamente avere delle chance in più, anche se occorrerebbe pure per lei un ruolo più importante rispetto a quelli avuto finora in RAI. Tutti, tra l’altro, dovrebbero accettare un impegno molto rischioso, un quasi certo harakiri, con il pericolo concreto di fare peggio del precedessore, non soddisfare le aspettative, fare i conti con la stampa. Una grana non da poco.

Per questo motivo la partita potrebbe aprirsi su un personaggio esterno alla televisione, magari un cantante: si fa sempre più insistente ad esempio la voce di Laura Pausini, che però scatenerebbe non poche polemiche considerando alcune sue esternazioni circa utilizzo di autotune, classifiche eccetera. Il vento sembra portare a un nome “inattaccabile”, che nella vita non si occupa di TV e che potrebbe essere funzionale per un’edizione di passaggio, in attesa che si prendano decisioni più definite. Ma il cielo non è più limpido all’orizzonte.

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