Festi-vàl, Ep. 2: Fedez atteindra le sommet, ma tutte le strade portano a Giorgia
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Spesso, più per sfottò che verità espressa in realtà, si tende a rimarcare il reiterato problema dei francesi con l’igiene intima e personale. Si crede sia solo una questione di bidet, strumento preziosissimo di cui sono sprovvisti migliaia di altri Paesi, ma in realtà c’è molto di più. Ora, pur non avendo una fonte certa, la causa di tale tendenza potrebbe essere rilevata nel prezzo, folle, dei prodotti da Minimarket (!!!!!) utili alla causa. Sapone per le mani a 3,50 €, carta igienica scrausa (di quella che leviga, per intenderci) a 6,50 €, shampoo di serie Z a 4 €, otto rasoi di qualità infima a 13 €. Non è vero che non si lavano, è che non se lo possono permettere.
Da lontano tutta l’Italia, oltre ad essersi rincoglionita per il jingle di Gabry Ponte, sembra essersi divisa sulla questione Fedez. Anche in occasione della seconda serata Battito ha spaccato l’opinione pubblica, probabilmente per una mera questione legata intrinsecamente alla cronaca rosa: c’è chi è rimasto sorpreso dalla fragilità mostrata dal rapper – uno che ha già dispensato diversi tremolii anche in occasione della partecipazione del 2022 con Francesca Michielin – e chi invece non crede più ad ogni singola parola da lui pronunciata, in quanto studiata a tavolino per creare hype, per generare nuove interazioni, per restare sempre e comunque al centro dell’attenzione. Storicamente parlando, divisioni di questo tipo portano bene. Aspettiamoci un’altra impennata, fortissima, dopo la top 5 di ieri. La sensazione è che ci sia un pregiudizio totale nei suoi confronti, perché pur non essendo certamente la decima di Mahler, la canzone ha qualcosa in più di tante altre.
In direzione opposta prosegue la beatificazione totale di Simone Cristicchi (seconda standing ovation per lui), ancora una volta incerto a livello vocale ma comunque capace di creare una bolla raccontando la sua storia personale, che è quella di tanti di noi. Urge però aprire un dibattito. Stiamo veramente parlando di una canzone, o di un semplice “momento”? Con il cantautore romano vige la regola del qui ed ora. Perché ci possiamo raccontare tutto quello che vogliamo, ma Quando sarai piccola è un pezzo che avrà un futuro saltuario, che verrà utilizzato negli attimi giusti, negli RVM giusti, e nulla più. E’ arrivato il momento di capire che non è Ti regalerò una rosa, prima che sia troppo tardi.
Anche al secondo giro di boa, anzi ancora di più, tutte le strade portano a Giorgia. Se c’è qualcuno che può perderlo questo stra maledetto Festival, quel qualcuno è proprio lei. La cura per me ha una struttura difficilissima, non immediata, a volte sembra anche essere poco quadrata, troppo rincorsa, con una sovrabbondanza di parole rispetto allo spazio a disposizione. Ma poi arriva l’inciso: classico, bellissimo, aperto, tensivo, armonioso. Da vittoria. Ma ricordiamoci sempre che Sanremo è un animale strano. Ed essere avanti prima e durante non ha alcuna valenza. Conta solo esserlo alla fine.
Vibes molto importanti anche da Achille Lauro, che è un po’ la quota Tango di questa edizione, con tutti i pesi e le misure del caso. Manca chiaramente il macigno storico ed emozionale del piccolo capolavoro di Tananai – che se solo avesse palesato l’ispirazione del suo testo avrebbe vinto a mani basse – ma la combinazione tra tripudio classico sanremese e lessico contemporaneo produce, senza grossi dubbi, uno dei brani migliori di questa edizione.
Emergono poi nuove indicazioni circa la ricezione, apparentemente tiepida, del pezzo di Elodie, in realtà molto valido. Molti infatti accusano una certa stanchezza nell’ascoltare, vuoi o non vuoi, sempre il solito asset, di cui cambia solo la nuance, stavolta filo drammatica, malinconica e fottutatamente all’italiana. Vediamo se decolla in streaming. Una cosa è certa: Dimenticarsi alle 7 vale 10 volte Due e 30 volte Andromeda.
Conferme per tutti gli altri: Lucio Corsi sta entrando piano piano anche nella coscienza popolare (e venerdì con Topo Gigio completa la conversione), Bresh rimane nell’anonimato più totale, così come Rkomi cavalca nella terra di mezzo nel segno del corsivo mente Marcella Bella se la canta e se la suona, Michielin overperforma una revenge song in cui la frase più cattiva è “stupidi occhi” e Serena Brancale a colpi di fessa e talento insegna a tutte le altre, Giorgia esclusa, come si fa. Ma d’altronde, On n’est jamais si bien servi que par soi-même. Ed è un problema valido in tutto il mondo. Non sarà certo un caso. Ci sentiamo domani.