Festi-vàl, Ep.4: Giorgia con la chemise jaune, Fedez da podio. Conversione gilettiana per Lucio Corsi
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Spesso quando ci si trova in un altro Paese per un lasso di tempo molto breve ci si convince di alcune cose che, magari, non hanno alcuna corrispondenza con la realtà. Ad esempio: dopo praticamente cinque giorni sono abbastanza sicuro che la Francia non sia un Paese per fat boy e fat girl. Gli spazi ridottissimi, sfruttati al 105%, generano prospettive imbarazzanti. Si può impattare in una situazione in cui il cameriere di turno indichi un tavolo, rigorosamente di mezzo metro quadro, incastrato tra altri due tavoli di altri mezzi metri quadri. Fondamentalmente si tratta di una partita di Tetris in cui la challenge è non fare cadere con il tuo culo le cose degli altri. Girando per le vie di Parigi si vedono poche persone in sovrappeso. Attenzione all’alimentazione? A giudicare dall’offerta healty si direbbe di no. Forse è più una questione di sopravvivenza, in quanto se vuoi una vita sociale, se vuoi stringere amicizia o ancora peggio hai un fottuto Tinder/Grinder date, urge stare a stecchetto. Altrimenti non ci entri (letteralmente).
Il rientro anticipato per assistere quasi in diretta alla serata delle cover quasi in diretta non ha sortito gli effetti sperati. Come sempre, i “duetti” gravitano tutti nella mediocrità più autentica, apparendo il più delle volte improvvisati, o perlomeno poco provati. La quadra si trova in tre casi: quando c’è effettivamente una costruzione ragionata dietro, quando si crea un’alchimia fuori dal comune, o quando c’è un talento talmente smisurato da fare tutta da solo.
Quest’ultimo è nettamente il caso delle due vincitrici, Giorgia ed Annalisa, brave con Skyfall a non strafare, liberando gli armonici e giocando soprattutto di fino. In un esercizio di stile totalmente evitato, la padrona di casa sfrutta i bassi armonizzando con l’ospite, ieri in totale stato di grazia. Massimiliano Allegri, allenatore bistrattassimo, una volta ha detto: esistono le categorie. Ecco. Superiori, a prescindere.
Tuttavia la performance più studiata e riuscita, non a caso già pubblicata nelle piattaforme, è stata invece quella di Fedez e Marco Masini, i quali hanno destrutturato Bella Stronza, cassando le parti oggi indicibili e sfruttando due strofe ed un un outro molto mirate, generando così un vero e proprio remix, intimo e multidirezionale, in cui l’autore si è messo a totale servizio del rapper. Chi ha seguito tutta la storia personale del milanese, magari usufruendo anche dei racconti di Corona (vi vedo, ipocriti), può cogliere diverse sfumature della storia.
Grandi emozioni poi per il capolavoro del rap italiano, Aspettando il sole, riletta benissimo dal quartetto Shablo, Tormento, Guè e Shablo con un Neffa in grandissimo spolvero. Solo chi ama veramente il rap e ci sta dietro da almeno vent’anni può capire l’iconicità clamorosa di quanto fatto. Meravigliosa poi Serena Brancale con Alessandra Amoroso. If I Ain’t Got You da una parte certifica la mostruosa tecnica vocale jazz della cantante in gara, dall’altro fa capire le potenzialità di un’artista mainstream ormai da decenni ingabbiata in una serie di stilemi classici, a-temporali ed anacronistici. I tempi sono maturi per osare di più, speriamo che questa occasione sia propizia.
Bene poi Lauro, che ritorna Idol con un medley insieme ad Elodie un po’ scollato ma di status, oltre che il trittico Willie Peyote, Ditonellapiaga e Tiromancino, quello con Brunori, Dimartino e Riccardo Sinigallia ed i furbissimi Coma_Cose, fino a questo momento infallibili quanto paraculi.
Da citare poi in quota divertimento The Kolors con Sal Da Vinci, una sorprendente Sarah Toscano con gli Ofenbach, il duo Rocco Hunt e Clementino e quello Gabbani/Tricarico: un pugno allo stomaco per un testo potentissimo, spogliato dalla giocosità dell’arrangiamento, rovinato solo dall’ingresso didascalico dei bambini in sala (basta marmocchi sul palco, vi prego).
In Italia ci si eccita con pochissimo. Lucio Corsi, molto bravo di casa sua, ha compiuto la cosiddetta conversione gilettiana. Quando il presentatore era un habitué della riviera, capitava che si innamorasse di profili a lui completamente sconosciuti fino a pochi giorni prima. Adesso tutti, anche i vecchi tromboni, sono dalla parte di Corsi, specie dopo la performance di ieri con Topo Gigio, probabilmente ignorando che tre anni fa, durante la prima puntata dell’ultima stagione de La Pezza, Lundini aveva già usato il pupazzo duettando con lui in una surreale Brividi. Quindi non c’è nulla di geniale, bensì coerenza con il mondo fiabesco dell’artista. Stiamo calmi, e vi aspetto tutti ai live eh, perché il supporto vero si misura lì.
Sbilanciamento è la parola d’ordine per descrivere il binomio Michielin/Rkomi, con lei on the track e lui off the track. Pastrocchio è invece la key word degli sconnessi Rose Villain/Chiello, spaesamento quella di Noemi e Tony Effe, con lui un po’ Franco Nero, un po’ il figlio di Christian De Sica in Natale in India (questa è per pochi), sproporzione quella tra Irama (non ci casco, baby) ed Arisa.
Un Campionato a parte gioca la triplice esecuzione di Crêuza de mä, con Bresh ed un Cristiano De Andrè imbufalito, meme assoluto di una serata che ha dato indicazioni non banali in ottica finale. Olly è infatti arrivato quarto con un’esibizione condivisa Goran Bregovic (ricordiamo cosa dicevano gli Elii a proposito della musica balcanica), sintomo che questa sera, al televoto, scaverà il solco. Simone “due palle clamorose” Cristicchi è invece scivolato fuori dalla top 10 nella sua esecuzione, pesantissima, de La cura. Fedez ha chiuso terzo. Inizia la volata finale, con una domanda: siamo proprio sicuri che sia Giorgia ad avere la chemise jaune? A domani con l’ultima puntata.