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VOTO DISCO7.2
7.2Overall Score

Data uscita: 2 luglio 2021
Etichetta discografica: Greywood Records

È uscito il 2 luglio, pubblicato con l’etichetta tedesca Greywood RecordsDiviner, il terzo album targato An Early Bird, progetto solista di Stefano De Stefano (prima per una decina d’anni il leader e la voce dei Pipers).

Già la copertina (fotograficamente anche molto bella) non ci lascia tanto spazio per indovinare il mood del disco – vi sfido a trovare qualcosa di più alt-folk di una tenda solitaria inserita all’interno di un paesaggio notturno, tra le dune del deserto, le montagne innevate e il cielo stellato. Mi viene da prendere un po’ in giro De Stefano per qualche cliché di troppo qua e là (anche nei testi) ma poi di questi tempi il mio cinismo per fortuna lascia facilmente spazio alla voglia di passare la notte in quella tenda della copertina e sentire qualcosa che non abbia delle esagerate pretese intellettuali. Insomma, qualcosa di bello, diretto e sincero. 

Diviner è cantautorato in salsa folk con un pizzico di pop (oppure al contrario?). Anche se mi fa un po’ strano usare la parola folk nel contesto di un italiano che scrive e canta (e anche molto bene!) in inglese e attinge alle ispirazioni internazionali piuttosto di quelle di casa. 10 pezzi stagionati e facilmente digeribili che passano in fretta in poco più di mezz’ora. Uscito a distanza di appena un anno da Echoes Of Unspoken Words non stravolge ma continua il suo racconto. È un disco maturo, prodotto da una mente matura di un musicista ed autore consapevole. Chi non ama il genere non comincerà di certo ad amarlo dopo aver ascoltato questo disco, ma non lo odierà di sicuro.

I paragoni con Bon Iver che spuntano ogni tanto di qua e di la lì trovo più dannosi che lusinghieri – creano delle aspettative sbagliate soprattutto al livello testuale (non perché troppo alte ma perché è un tipo completamente diverso di struttura, quello di An Early Bird decisamente meno astratto e più diretto). Ci ritrovo più similitudine (vocalmente) con Ben Gibbard (The Postal Service/Death Cab For Cutie), Benjamin Francis Leftwich o anche (al livello melodico) Iron & Wine.

Si vede che de Stefano ha sia il mestiere in mano che il gusto. Tra chitarra acustica, il piano, qualche effetto timido di distorsione qua e là, la discreta sezione ritmica e l’uso molto consapevole della voce (molto bello anche il cantato al limite del grido e il dialogo di due voci in Fishes in the Ocean) crea con leggerezza delle atmosfere eteree, stratificate ma senza complicare inutilmente. Tutto si fonde facilmente in un unico flusso che, se vogliamo, ci può anche trascinare.

Diviner è un disco accogliente, molto moderato ma non troppo semplice. Un racconto della consapevolezza di sé stessi, sognante ma non naive, di un narratore che punta più all’atmosfera musicale che alla complessità dei temi. Da chiudere gli occhi e rimanere per un attimo sospesi nell’aria, o da fluttuare nell’acqua senza sentire per un momento il peso del mondo e di noi stessi. 



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