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Voto disco:7.3
7.3Overall Score

Data di uscita: 21 ottobre 2021
Etichetta: Elastico Records

“Twelve”, il numero che in antichità era considerato perfetto e sinonimo di armonia, è l’esordio del trio tutto al femminile Fucksia. Le tre hanno un’energia e un’attitudine travolgentemente electro-punk e si definiscono “transfemministe e orgogliosamente queer“, praticamente tutto ciò che non piace al nostro Parlamento. Il breve EP, 6 brani per un totale di 25 minuti, è il risultato di un anno di pandemia, in cui le tre ragazze sono state isolate, hanno subito delle perdite e hanno sofferto, come tanti milioni di italiani, una situazione che ci cambierà la vita per sempre.

Già dall’apertura, “Silicon Skin”, ci si immerge in atmosfere cyber-punk che ci accompagneranno per tutto il disco e troveranno la loro vera esplosione in “Consense”, travolgente nel sound e nel testo (la tematica è piuttosto forte e ruota attorno al piacere, al sesso, al dolore e al BDSM), con una ritmica incalzante che scorre via e ci porta verso “4 Little Monkeys”, filastrocca inglese recitata in un contesto elettronico ipnotico che si inserisce perfettamente all’interno del disco. “I’m A Freak” è il loro manifesto ufficiale, la loro autobiografia in cui il loro essere queer viene fuori in tutta la sua esplosività, sia musicale che lirica. La chiusura, “Tre6“, è l’unico episodio in italiano ed è spiazzante, di ascolto piuttosto difficile ma forse è quella anche col significato più importante: è infatti un brano dedicato ad una persona scomparsa nel 2020 a causa di una lunga malattia. Probabilmente è il brano più complesso da ascoltare tra quelli in scaletta, ma proprio la sua complessità rappresenta una chiusura interessantissima per un disco per nulla facile nel suo complesso che però rappresenta un ottimo esordio, ricco di idee e di spunti che alla lunga distanza potrebbero catapultare il trio verso una notorietà che meriterebbero.

Mariana, Marzia e Poppy hanno origini ed esperienze musicali molto lontane e differenti, ma sono riuscite ad amalgamare il tutto molto bene, realizzando un lavoro che è difficile da catalogare sotto un’unica etichetta. Ciò che ci interessa però non è il genere o l’etichetta, ma ciò che il trio ha da raccontare. E qui ha dimostrato che da raccontare ne hanno eccome.

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