Rkomi: Taxi Driver
Data di uscita: 30 aprile 2021
Etichetta: Universal Music Italia
La virata pop del Rkomi è da dichiararsi completata. Il rapper di Calvaraite, uno dei big five della rivoluzione degli anni dieci insieme a Sfera Ebbasta, Izi, Ghali e Tedua, non solo ha praticamente abbandonato le sonorità più che interessanti dei primi lavori, ma si è piano piano allontanato anche dal rap stesso, portando a compimento il processo già iniziato con “Dove gli occhi non arrivano” e appoggiandosi a pieno sulla nuova concezione dell’industria musicale attuale, quella della playlist: sì perché “Taxi Driver“, il terzo lavoro di ampio respiro dell’artista pubblicato il 30 aprile scorso peer Universal Music Italia, non è altro che una playlist ben strutturata.
Un lavoro composto al 90% da collaborazioni: delle quattordici tracce presenti soltanto tre (più una intro) sono cantate dal solo Rkomi; il concept sembra più un espediente che altro: come un taxista notturno il Nostro conduce i propri ospiti a destinazione, condividendo con loro emozioni esplosioni di gioia, tormenti. Insomma: un modo per giustificare un disco dalle varie atmosfere, da quelle più sapientemente sputtananti ad altre invece decisamente più sagaci.
“Taxi driver” si presenta infatti come il classico album da corto circuito: se da una parte l’ascolto riesce a soddisfare un po’ tutti i palati, complici produzioni di livello e brani costruiti oggettivamente molto bene, dall’altra parte ci si danna per aver “perso” un po’ per strada un musicista di spessore, con in un dote una caratteristica di scrittura unica nel suo genere, da qualche tempo un po’ sacrificata.
Non mancano però gli aspetti positivi, perché comunque, a prescindere da tutto, i duetti sono confezionati nel migliore dei modi possibili: non ci troviamo davanti ai soliti feat dove l’ospite viene inserito meccanicamente in una specifica sezione del pezzo: in tutti gli episodi c’è un reale scambio tra i cantanti coinvolti e dunque la sensazione di condivisione risulta in generale molto credibile.
Tra i passaggi degni di nota impossibile non citare la notturna “Cancelli di mezzanotte“, impreziosita da un apporto affascinante di Chiello, l’anima più oscura dell’FSK; vincente anche il sapore soul di Roshelle in “Paradiso VS Inferno” e quello più malinconico e intimo di Ariete che, in “Duemilavoci“, tocca belle note basse facendo emergere la sua notevole coloratura. Per palati fini anche la citazione di “Crew love” di Drake e The Weekend presente in “Sopra le canzoni“, dove l’artista si muove egregiamente su un tappeto musicale steso da Dardust.
Funzionano anche quelli che saranno senza dubbio i singoli: l’apripista “Ho spento il cielo” con Tommaso Paradiso è bella variante sul tema del sound anni 80 qui sciorinato schiacciando l’occhio agli Eurythmics; il prossimo sarà senza alcun dubbio “Luna piena” con Irama, classica hit da spiaggia che ci trapanerà la testa da giugno a settembre: tra gli altri possibili anche “Me o le mie canzoni“, con un Gazzelle di maniera, e “Altro range“, pezzo che abbraccia uno Sfera Ebbasta che autocita la sua “Hollywood”.
Tutto bello, tutto giusto. Ma la domanda sorge spontanea. Dopo aver contribuito al boom della seconda ondata del rap italiano, a sei anni di distanza, chi è adesso Rkomi? “Taxi driver“, prodotto di innegabile qualità, non risponde a questa domanda. E si, potrebbe essere un problema.