Yvan, “Cosa Mi Frega” contro i blocchi mentali
Yvan è un artista eclettico, particolarmente energico e spontaneo, una vera forza della natura. Così lo descrive la sua etichetta discografica INRI e noi non potevamo non conoscerlo. Il suo progetto nasce a Roma nel 2019 e ha già all’attivo cinque singoli prodotti da Matteo Gabbianelli (KUTSO): Somigli a Johnny Depp (settembre 2019), Il Porno di Belen (dicembre 2019) e Cuba (gennaio 2020),Top verde e Le luci spente.
Nel frattempo si aggiudica il primo premio alle Finali del Cantagiro tenutesi a Fiuggi, fra le più importanti manifestazioni canore che si tengono nel nostro Paese. Per approfondire la sua conoscenza e parlare del nuovo singolo “Cosa Mi frega” in uscita il prossimo 4 giugno, lo abbiamo contattato telefonicamente.
Ciao Yvan! Beh, diciamo che è bastato cambiare una lettera per dare vita al tuo nome d’arte…
Da ragazzino scrivevo il mio nome ovunque.. pareti, muri banchi fogli; cercavo sempre un modo diverso di incastrare le lettere cosi da creare un “disegno”. Mi affascinava il senso di asimmetria che mi davano la “y” e la “v”.
Come ti descrivi a chi non ti conosce ancora?
Non credo di conoscermi ancora bene! Ma ci sto lavorando; a volte faccio veramente fatica a rapportarmi con me stesso. Da un punto di vista musicale, posso dire che suonare mi fa sentire vivo.. Cerco di trasmettere questo sensazione a chi mi ascolta.
Il prossimo giugno uscirà il tuo nuovo singolo “Cosa mi frega”. Ce ne parli?
Credo che il titolo sia già abbastanza esaustivo.
Scherzi a parte, l’ultimo anno credo sia stato un po’ per tutti molto impegnativo da gestire sia dal punto di vista sociale che da quello mentale. Per alcuni mesi ho perfino smesso di ascoltare musica… Avevo bisogno di stimoli, avevo bisogno di leggerezza, di staccare il cervello… così è nata “Cosa mi frega” che, attenzione, non è un invito a fregarsene di tutto, anzi!
Credo che il disimpegno e la “distrazione” di massa abbiano già creato abbastanza danni. È più un invito a non dare troppa importanza a tutte quelle cose inutili e a quei blocchi mentali che in passato ci hanno tenuti incastrati, ci hanno fatto perdere occasioni, ci hanno impedito di vivere al massimo.
Secondo te alla gente interessa ancora ascoltare musica valida o ascolta un po’ di tutto per moda?
Non credo esista musica valida e non valida. Credo basti una lacrima o un sorriso scaturito da una canzone a legittimarla.
Io personalmente ascolto un po’ di tutto: dal pop al metal al folk alla classica; l’ascolto di una canzone credo sia scaturito dal proprio stato d’animo ed ha quindi una matrice del tutto irrazionale ed emotiva.
Avere un approccio, non solo sulla musica ma sull’arte in generele, di tipo “metodico” e basato su chissà quali principi “tecnici” mi sembra un po’ spocchioso e un po’ superficiale.
Ti emoziona? Ti stimola? Ti fa sentire bene? Quello è importante.. tutto il resto e fuffa
Le mode ci sono sempre state, sia nella musica che nella vita in generale, poi sta alla singola persona decidere di seguire la massa o crearsi una propria personalità.
Certo è che internet e i social hanno spersonalizzato molte persone dandogli l’illusione dell’emancipazione.
Com’è nata la collaborazione con Matteo Gabbianelli dei KUTSO?
Casualmente! Ci siamo beccati una sera nel quartiere San Lorenzo a Roma… una birra tira l’altra… ci siamo dati appuntamento in studio e tutto è iniziato così.
Ti senti più pop o più rock?
Il rock lo vedo più come un’attitudine che come un genere musicale.
Quindi da questo punto di vista ti direi rock. Poi se per rock intendiamo le chitarre elettriche e distorsioni allora boo. Il pop non credo sia un genere.
Dal punto di vista commerciale anche anche i Nirvana sono Pop 🙂
Chi sono i tuoi superoi musicali?
In alto con il mantello rosso Kurt Cobain. 🙂
Poi ce ne sono tanti altri: da Springsteen a Tom Waits, dai Coldplay a De Gregori e tutti quei maledetti gruppi anni 2000 che all’epoca non sopportavo ma che adesso mi fanno scendere la lacrimuccia.
Però dipende anche molto dai periodi… nelle ultime settimane ascolto a ripetizione Giorgio Canali.
Dai sempre nomi stravaganti alle tue canzoni, “Somigli a Johnny Depp”, “Il Porno di Belen”. Ma come ti vengono?
E ce ne sono altri anche peggiori che prima o poi farò uscire [ride, ndr].
Molti sono nati come sfottò, nelle serate alcoliche per prendere in giro gli amici inventavo questi nomignoli.
In realtà, però, “Il Porno di Belen” no! “Il porno di Belen l’avresto fatto meglio tu” credo sia stato il modo più sincero di dire una ragazza quanto la ammassi.
Dobbiamo aspettarci un EP/album a breve?
Probabilmente in autunno. Ma non mi dilungo che non voglio svelare troppo! 🙂
Un artista della tua stessa etichetta con cui collaboreresti volentieri?
Ce ne sono tanti che stimo e che apprezzo sia a livello autoriale sia di produzione.
Al momento non saprei dirti perché con ognuno di loro mi verrebbe da prendere una direzione diversa. E le prenderei tutte!
Mi ha stupito molto l’ultimo album di Bianco, ho un debole per la sua scrittura.
Dato che non si fa che parlare d’altro negli ultimi giorni, cosa pensi della vittoria dei Maneskin? Il rock tornerà di moda?
Non ho seguito l’Eurovision. Conosco poco i Maneskin ma sono contento per loro; sono degli animali da palcoscenico. Quindi tanta stima!
Se il rock tornerà? Come ho già detto credo che in realtà il rock esista ancora ma in forme diverse! Se poi lo intendiamo dal punto di vista del “suono” magari la vittoria dei Maneskin a Sanremo e all’Eurovision può rappresentare una svolta. E ad essere sincero non mi dispiacerebbe affatto!
Qual è la prima cosa che dirai al tuo pubblico quando finalmente salirai su un palco dopo questo brutto periodo?
“WOW!” e credo sarà molto più bello di quanto possa realmente immaginare.
Credits Photo: Alice Saulini